The presentation of the most recente work on the church of St Stefano Rotondo provides an occasion for theoretical reflection on relationv between the conception of time and restoration. The metaphysical horizon, in keeping with the principles of relativity of modern physics has had major repercussions in the cultural sphere, and to no small extent in architecture. Restoration, in particular, proved to be a four dimensional discipline, given that it addresses not only the spatial, constructive and material reality of objects, but also their passage frome one era to another.

La presentazione degli ultimi lavori condotti sulla chiesa di S. Stefano Rotondo offre l’occasione per condurre una riflessione di natura teorica dedicata ai rapporti fra concezione del tempo e restauro. L’orizzonte metafisico coerente con i principi della relatività nella fisica moderna ha determinato importanti ricadute in ambito culturale, non ultimo in architettura. Il restauro, in particolare, si configura come disciplina a quattro dimensioni, in quanto ciò che elabora non ha a che fare soltanto con la realtà spaziale, costruttiva e materica degli oggetti ma anche con il loro trasmettersi da un’epoca all’altra. Nel corso del restauro pare possibile istituire, nell’atto del restauro, una sorta di finestra di collegamento temporale in grado di consentire, a determinate condizioni, l’interazione fra un tempo ‘soggettivo’, per sua natura mobile, variabile, relativo e finito, e di un tempo ‘oggettivo’ e ‘assoluto’, proprio della preesistenza. Tale assunto colloca le scelte conservative all’interno di un rapporto fra soggetto e oggetto non di assimilazione ma di ‘Cura’. La Cura ‘autentica’ lavora nella fusione di tutti i possibili status temporali della fabbrica: il passato su cui si proietta la conoscenza, il presente in cui attua la percezione e il futuro che si delinea nel progetto. Questa appare la chiave più appropriata con cui è possibile rileggere in una prospettiva ampia l’intervento condotto fra il 2000 e il 2007 sulla chiesa di S. Stefano Rotondo. La chiesa occupa una posizione particolare nello scenario dell’architettura paleocristiana per l’inconsueta forma circolare dell’impianto del V secolo, via via trasformata in un palinsesto complesso, stratificato e fruibile per parti. Il sistema d’illuminazione e, soprattutto, la creazione del nuovo pavimento hanno determinato una sorta di ‘incapsulamento’ del tempo dell’opera, dimostrando come un restauro adeguatamente controllato sia in grado di trasformare la diacronia in immagine, istituendo un interfaccia di contatto fra temporalità diverse.

Il tempo e il restauro. La chiesa di S. Stefano Rotondo fra invenzione, palinsesto e lacune / Fiorani, Donatella. - In: MATERIALI E STRUTTURE. - ISSN 1121-2373. - STAMPA. - 9:(2016), pp. 35-46.

Il tempo e il restauro. La chiesa di S. Stefano Rotondo fra invenzione, palinsesto e lacune

FIORANI, Donatella
2016

Abstract

The presentation of the most recente work on the church of St Stefano Rotondo provides an occasion for theoretical reflection on relationv between the conception of time and restoration. The metaphysical horizon, in keeping with the principles of relativity of modern physics has had major repercussions in the cultural sphere, and to no small extent in architecture. Restoration, in particular, proved to be a four dimensional discipline, given that it addresses not only the spatial, constructive and material reality of objects, but also their passage frome one era to another.
2016
La presentazione degli ultimi lavori condotti sulla chiesa di S. Stefano Rotondo offre l’occasione per condurre una riflessione di natura teorica dedicata ai rapporti fra concezione del tempo e restauro. L’orizzonte metafisico coerente con i principi della relatività nella fisica moderna ha determinato importanti ricadute in ambito culturale, non ultimo in architettura. Il restauro, in particolare, si configura come disciplina a quattro dimensioni, in quanto ciò che elabora non ha a che fare soltanto con la realtà spaziale, costruttiva e materica degli oggetti ma anche con il loro trasmettersi da un’epoca all’altra. Nel corso del restauro pare possibile istituire, nell’atto del restauro, una sorta di finestra di collegamento temporale in grado di consentire, a determinate condizioni, l’interazione fra un tempo ‘soggettivo’, per sua natura mobile, variabile, relativo e finito, e di un tempo ‘oggettivo’ e ‘assoluto’, proprio della preesistenza. Tale assunto colloca le scelte conservative all’interno di un rapporto fra soggetto e oggetto non di assimilazione ma di ‘Cura’. La Cura ‘autentica’ lavora nella fusione di tutti i possibili status temporali della fabbrica: il passato su cui si proietta la conoscenza, il presente in cui attua la percezione e il futuro che si delinea nel progetto. Questa appare la chiave più appropriata con cui è possibile rileggere in una prospettiva ampia l’intervento condotto fra il 2000 e il 2007 sulla chiesa di S. Stefano Rotondo. La chiesa occupa una posizione particolare nello scenario dell’architettura paleocristiana per l’inconsueta forma circolare dell’impianto del V secolo, via via trasformata in un palinsesto complesso, stratificato e fruibile per parti. Il sistema d’illuminazione e, soprattutto, la creazione del nuovo pavimento hanno determinato una sorta di ‘incapsulamento’ del tempo dell’opera, dimostrando come un restauro adeguatamente controllato sia in grado di trasformare la diacronia in immagine, istituendo un interfaccia di contatto fra temporalità diverse.
S. Stefano Rotondo; tempo; restauro
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Il tempo e il restauro. La chiesa di S. Stefano Rotondo fra invenzione, palinsesto e lacune / Fiorani, Donatella. - In: MATERIALI E STRUTTURE. - ISSN 1121-2373. - STAMPA. - 9:(2016), pp. 35-46.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/932609
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